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Autore BWP per il molto onorevole Signor Mattia
OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 01-07-2002 14:40  


Il cinema è spettacolo ma è anche arte.
Voglio scrivere questo intervento come un flusso libero di pensieri senza schemi precostituiti è senza seguire, apparentemente, un filo conduttore.
Il cinema è spettacolo ma è anche arte. Se il cinema fosse già esistito ai tempi di Aristotele, il filosofo greco avrebbe dovuto riscrivere la sua poetica. Anzi, probabilmente avrebbe dovuto cancellare tutto ciò che era stato scritto e parlare solo di cinema. Perché così avrebbe parlato anche di tutte le altre espressioni artistiche. Perché il cinema è anche arte ed è un arte popolare.. Pound scrive che quando la musica è popolare diventa canzonetta. Usiamo un sillogismo e diciamo che quando il cinema è popolare il film diventa un filmetto. Perché ? Perché se diventa popolare deve necessariamente sottostare alle regole del Mercato. (Il Mercato, questo mostro dalle tante teste, più le tagli e più ne rinascono). Il mercato significa vendere. Vendere, vendere, vendere ! Per vendere bisogna convincere qualcuno a comprare.. E come lo si convince ? Non certo sottoponendogli un prodotto sofisticato, bello ma complicato, ermetico che necessità degli strumenti della maieutica.
No. Il prodotto deve essere semplice, fruibile da chiunque, anche dagli analfabeti, deve colpire il semplice che abita nei quartieri popolari se poi arriva anche a chi frequenta le torri d’avorio tanto meglio (2 o 3 biglietti in più).
Allora giungiamo a B.W.P. Già l’acronimo rimbomba come lo slogan di uno spot.
B.W.P. B.W.P. : dove il jingle che lo accompagna ????
Frutto di un progetto accuratissimo secondo me, studiato a tavolino da manager della comunicazione,. Mi immagino questa scena: un lungo tavolo ovale dove siedono teste d’uovo, la domanda che rimbomba in quella stanza le cui finestre danno sui grattacieli è questa: cosa inventarsi per lanciare un film che sia diverso da tutto ciò che abbiamo visto finora ? Fumano quelle teste finché a qualcuno non balena in testa l’Idea, quella lampadina che magicamente inizia a lampeggiare. L’idea è semplice, essenziale, il grado zero della meditazione.
Facciamo il film che non c’è. Non c’è un soggetto, non c’è una sceneggiatura, luci scenografie musiche trucchi. Gli attori non ci sono: possono essere attori dei ragazzi che muoiono in un bosco ? Perché questa è la novità di BWP, la sua bassezza e la sua grandezza, venderti per REALE ciò che invece è il grado massimo del falso. (Tutto il cinema è falso, tutta l’arte è falsa: è rappresentazione e quindi per definizione falsa. Anche la fotografia, l’espressione che maggiormente si picca di rappresentare la realtà vera è falsa. Perché blocca l’istante, manca del fluire inarrestabile del tempo. E’ soggettiva, dipende dalle luci, dall’angolazione da cui fotografi, addirittura dal diaframma del tuo obiettivo o dai tempi dell’otturatore.).
Dicevo, il grado massimo del falso. Non c’è un soggetto, dicono invece esiste ed è molto più accurato di tantissimi altri che veramente non hanno un soggetto (e, invece, ironia e paradosso, ti spacciano che il soggetto esiste !!!). Non c’è uno script : invece chissà il frutto di quante riscritture è quella sceneggiatura. Non c’è regia. Ah ! Questa è la più bella !!! La quintessenza della menzogna.
Esiste una regia, anzi, esiste nell’accezione più esauriente del termine. Non c’è una regia, c’è una REGIA . Tutto il progetto di BWP, mi sembra di poter dire, è frutto di una regia da cupola mafiosa (nel senso positivo dell’espressione), cioè, intendo dire, l’accuratezza e la precisione dei dettagli e dei particolari, la studiata scansione dei tempi , l’uso sapiente e calibrato dei media (Internet, giornali, televisioni, volantini, passa parola). Sapevamo tutto di questo film, ancora prima che uscisse. Un Regista, un grande burattinaio che muove i fili. Un Mangiafuoco che ha imparato la lezione di Omero e del suo furbo Eroe Odisseo. Per far credere alle bugie, anche quelle più grosse, infarciscile con mezze verità e fa che la bugia sia proprio ciò che il tuo interlocutore vuol sentirti dire. I Troiani, dopo il lungo assedio, non aspettavano altro che sentirsi dire che gli Achei si erano ritirati ed accettarono di buon grado, anzi, con gioia il gigantesco cavallo di legno che campeggiava di fronte alle loro porte (addirittura spallarono le porte, le allargarono per farlo entrare).
Noi, come i troiani, assetati di emozioni là nel buio di una sala , apriamo, svelliamo le porte delle nostra coscienza critica per accogliere i cavalli di Troia (progetti non progetti regia non regia produzione non produzione) che il Cinema ci propone.
Poi, in Forum, confessiamo i nostri peccati.



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tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ?

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DemonSeth
ex "Phibes"

Reg.: 27 Feb 2002
Messaggi: 2048
Da: Catania (CT)
Inviato: 01-07-2002 15:12  
Perfettamente daccordo con la tua analisi, anzi la REGIA di cui parli ha previsto anche l'affluenza al cinema. Infatti prima dell'uscita del film nelle sale (americane), sul sito ufficiale era stata divulgata la notizia del ritrovamento del video: il sito è stato invaso da milioni di richieste per averne una copia!
Comunque, aldilà delle operazioni di marketing, della pubblicità, io insito nel dire che il Project (più che film) mi è piaciuto, un tentativo riuscito ed impossibile da riproporre. Molti sono coloro che sostengono che anche l'idea non è originale, in effetti molto tempo prima Deodato aveva sfornato il suo Cannibal Holocaust (tra l'altro film italiano con il maggior incasso di sempre in USA), l'idea di base è simile, ma c'è una grossa differenza: quello di Deodato è un film, questo no!


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"Capable du meilleur comme du pire, mais pour le pire je suis le meilleur"

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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 01-07-2002 15:13  
non ho parole.Un pugno nello stomaco.
Bravo,anzi,perfetto.
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sono un bugiardo e un ipocrita

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 01-07-2002 16:42  
Si infatti è un PROJECT non un film,come dice Phibes.
Tolta tutta la messa in scena del documentario ritrovato tra i boschi e la campagna studiata a tavolino,rimane il project.
Se uno lo vedrà tra 10 anni senza essere stato sottoposto al bombardamento mediatico si chiederà cos'ha di speciale questa "cosa": la sceneggiatura è improbabile la regia è stile dogma con la macchina in spalla(non è un difetto ma nemmeno una novità!) i dialoghi sono penosi...non so cosa rimane.
Forse come oggetto di studio su come falsificare al'ennesima potenza la realtà.
Perchè questo è stato spacciato come un doc vero mentre rientra nella finzione classica.
Di solito avviene il contrario, il film cerca di essere il più vero(o verosimile) possibile,non soltanto per l'argomento che tratta,ma anche per le situazioni, le interpretazioni dei personaggi..tutto...
Qui invece si spaccia per vero ciò che è costruito a tavolino.
Magari in futuro faranno un PROJECT su un ritrovamento di un video di bin Laden e ci faranno un film sopra.
Questo voler far credere che sia vera qualsiasi immagine è la cosa che disturba, la testimonianza finta che diventa sullo schermo vera.
La gente alla fine vuole che quello che vede sia vero.
Un grande regista come Cronenberg,uno dei più grandi di questi ultimi 20 anni insegna l'opposto: diffidate di quello che guardate, delle immagini che vedete,quello che percepite credete che sia vero?la realtà è meno della Tv.
Anche per questo BWP la realtà(o spacciata tale) diventa meno del fattore mediatico.
Dei progetti del genere se usati a questo scopo fanno acapponare la pelle.

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 01-07-2002 22:21  
Per i molto onorevoli frequentatori e dissrtori di questo topic dedicato a TBWP riporto il mio intervento fatto una settimana fa circa su il film. lo riporto interamente perchè leggendo le cose che ha scritto Onedas ho notato molte affinità di pensiero...
Grazie Onedas il tuo intervento mi soddisfa tantissimo,.,,,

ecco ciò che ho detto...

Nonostante il film difficilmente entrerà a far parte della storia del cinema, sicuramente sarà ricordato per lungo tempo come uno dei più “perversi” prodotti mai realizzati.
Non si tratta propriamente di un film quanto piuttosto di un progetto (project), di un ‘sofisticato’ sistema di combinazione e ingranaggi abilmente architettato.
Il filmvideo si posiziona ambiguamente tra la realtà e la finzione spostando continuamente il senso di ricezione dello spettatore. Presentato come fosse un vero documentario di una ragazza americana,
“The Blair Witch Project” ne ripropone integralmente le caratteristiche formali.
A quanto dicono i due autori, il progetto è stato realizzato interamente dagli attori che informati giorno per giorno dei compiti da svolgere, dei comportamenti da mantenere, dalle scene da improvvisare o da recitare, seguivano al meglio un percorso tracciato e in parte guidato.
Progetto notevole e decisamente originale, quindi.
Ma difficile da credere e da immaginare, almeno vedendo il “film”. Se fosse realmente così verrebbe tolto ogni credito alle capacità dei due autori di costruire sia visivamente sia narrativamente le componenti del progetto realizzato. La presenza di una regia esiste. Il regista c’è (anzi, ci sono i registi) e il film comunque ha una struttura narrativa, magari nascosta, ma comunque esistente.
Ciò “purtroppo” non toglie cifra alla qualità da rendimento da documentario.
La sensazione di realtà è ciò che spiazza e fa vacillare le difese dello spettatore, è ciò che distrugge lo spettacolo cinematografico e il suo rettangolo di finzione. Certo è più facile dirlo dopo essere entrati in familiarità con tutto ciò che gravita intorno al film e che inevitabilmente si porta dietro. Nulla è stato tralasciato dagli autori/produttori americani. Dentro il film, più del film stesso, trova posto ciò che in un’opera cinematografica solitamente non entra, o che se entra lo fa con intenzioni tutt’altro che prostituivi. (Godard mostrava gli assegni dei suoi produttori; riflessi sui vetri degli operatori di macchina; la sua ombra ecc. Si trattava ovviamente di un’altra cosa, di altre intenzioni, che comunque si trovavano sempre ancorate al tessuto cinematografico del film e non ad un evento esterno).
Più ‘interessante’ del film stesso è proprio questo universo complementare costruito, per gioco o per guadagno, intorno e prima di The Blair Witch Project. Sia chiaro nessuno è contro alla possibilità di fare soldi sulle spalle dell’inesorabile macchinacinema. Jean Renoir diceva: “Non bisogna credere che si decida di fare un film per ragioni puramente artistiche, sarebbe un errore. Si tratta comunque di un prodotto che bisogna vendere, per cui hanno un peso anche considerazioni di altro genere”.
Certo è che quando il film si concentra maggiormente sulle componenti commerciali, speculative e pubblicitarie (spiccata e spiacevole tendenza ormai di pratica comune e abituale all’interno del moderno sistema del cinema) ci si trova ad arrossire, seppur a volte di nascosto, di fronte ad una sola possibile difesa in favore di una certa (ma assente) qualità.
Così il film fu presentato in Internet come un vero documento ritrovato tre anni dopo la scomparsa dei tre studenti. Per confondere maggiormente le idee fu prodotto un geniale documentario falso (mock documentary) con interventi di finti storici, di finti poliziotti, di finti parenti disperati e di finti geologi e finti disegni che mostravano il luogo dove furono ritrovate la videocamera e la cinepresa.
Ciò alimentò in modo esponenziale la leggenda e la curiosità intorno a ‘The Blair Witch Project’ che dalla grande rete telematica passò in distribuzione (lungimiranza - o disperazione- della Pathè distribution) nelle sale cinematografiche dopo una massiccia e ambigua promozione.
Naturalmente a questo punto gran parte del mistero si dissipò, lentamente la verità salì a galla, ma il più ormai era stato fatto. La catena era in prossimità di completarsi. Nessun spettatore (poiché tutti noi non aspettavamo altro che esserlo) poteva più sottrarsi al compito di pagare il biglietto.
Comunque…
Proponendo con forza la teoria e la pratica del documentario il film perde totalmente carattere cinematografico anche se nulla ci impedisce di considerarlo un lavoro di Cinema.
La forma generale del filmvideo resta bloccata sulle sue proposizioni, non accelera mai per diventare un qualcosa di diverso rispetto ad un documentario. D’altronde è costretto a farlo per potersi imporre empaticamente nello spettatore e per schiacciarlo con il suo linguaggio diretto.
Ma non si tratta solo di una costrizione. Venendo a mancare una pratica (almeno intesa nel senso comune o classico) della regia il film vive solo della possibilità di proporsi costantemente e fino in fondo ciò che non è, un documentario, e di sfruttarne appieno le componenti per riformulare continuamente il suo rapporto diretto con la percezione dello spettatore.
E’ inevitabile che in un lavoro realizzato attraverso immagini si vengono a riscontrare (anche quando questo non è voluto) delle componenti riconducibili al linguaggio peculiare del Cinema ed è per questo che non deve essere escluso il riscontro di un uso cosciente di alcune componenti cinematografiche, seppure finalizzate ad un uso ‘drammatico’ piuttosto che alla costruzione di una messa in scena non subordinata e succube del versante narrativo.

Il linguaggio è diretto, irritante e morboso (formalmente morboso), come e fosse veramente realizzato da amatori; l’utilizzo del video (obbligatorio) azzera ancora di più le distanze.
Tutti sappiamo che la realtà al cinema per spaventare, per colpire con precisione dev’essere costruita, anche per avvicinarsi ad una parvenza di realtà. L’immagine dentro al quadro subisce una ridefinizione, fosse solo per il montaggio. Quindi un gioco astuto tra il lasciarsi andare, la naturalezza e la presenza di un’effettiva costruzione.
Il film mi è tornato alla mente dopo aver visto “distretto 13”. Anche qui, in maniera completa però!, non c’è mai la possibilità di vedere cosa disturba. Gli attacchi sono portati dal sonoro, e non dal visivo... ciò che identifica lo spettatore con la scena del film è il viso dell'attore e i rumori. L’angoscia di essere braccati e inseguiti. L’impossibilità di fuggire e la necessità (folle) di dover affrontare il proprio destino. È l’ultima sequenza, quella della casa.
Il film angoscia…
Angoscia nelle scene giorno, snerva in quelle notturne. L’obbligo di dover costantemente riprendere, ci costringe a questa sofferenza. La luce della videocamera, necessaria per vedere al buoi (ma vedere cosa??? Non lo sapremo mai), è l’espediente narrativo. Noi siamo l’occhio e la mente… e come in arancia meccanica chiudere gli occhi ci è impossibile…
Per me uno dei prodotti più terrorizzanti di sempre. Abilmente costruito e astutamente venduto.


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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 01-07-2002 22:21  
scusate se ho riportato ilmio messaggio...
ma sono tante le affinità vero?
mi fa piacere....!
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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 02-07-2002 20:42  
beh comunque...
restando invece al film (al testo filmico) e evitando di indagare quali siano state le cospirazioni produttive che le stanno alle spalle come un onda anomala.. mi viene ancora da chiedere come e quali siano i pregi di questo film...

ma fatemi capire... qual'è il vostro giudizio sul film?

è giusto quindi parlare di pregi? o meglio menzionare solo i difetti?

il film per me resta...
si può discutere sulla qualità...ma come già detto in un altro messaggio è un film che fa riflettere.

c'è da chiedersi come le diverse componenti del film agiscono sullo spettatore...
di certo la regia è il primo punto da cui partire...
quella c'è, c'è comunque e sempre...
è costruita (lo abbiamo ricordato) e attenta a richimare certe emozioni. attraverso la sua presenza il film si sviluppa. per la regia il film vive e si struttura.
quindi documentario...
da una parte il linguaggio documentaristico e la voglia di costruirlo..
attraverso di esso ( ecco dove sta il cavallo di troia) la nostra visone viene inglobata nel film e proiettata nella soggettiva perenne e continua. siamo catapultati empaticamente nel film stesso e nella narrazione del film.

ma quanto questa regia, che in un certo senso, dal punto di vista più formale e tecnicistico, manca, costruisce la nostra visone del film?
per questo qui interviene anche il problema della narrazione. in un film del genere dove la regia, la costruzione visiva, la messa in scena pratica dei registi, è vissuta come mancante, quanto aiuta la narrazione letteraria..?
certo questa è sempre coaudiuvata dalla regia e dal montaggio. quindi dalla scelta delle inquadrature e delle azioni da riprendere e da girare e da un loro vaglio e scelta di rappresentazione.
ma qui in questo film di "non regia" quanto aiuta la narrazione a coprire quei buchi "ontologici" (quindi in un certo senso necessari dal momento in cui si sceglie un modo per fare il film) del film e a farci cedere e vivere in maniera diretta il film....?

voi che ne pensate?


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Il Ragno che brucia

[ Questo messaggio è stato modificato da: mattia il 02-07-2002 alle 20:44 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 03-07-2002 01:04  
La narrazione pochissimo, non riesco ancora a riprendermi dal fatto che 4 imbecilli piagnucolosi non sappiano seguire il corso di un fiume per non tornare nel punto del giorno prima e poter uscire dalla foresta....ma già...è vero...se era così facile il "film" finiva subito...almeno potevano risparmiarsi il fiume...che geni!
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E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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gongolante

Reg.: 06 Feb 2002
Messaggi: 3054
Da: Cesena (FO)
Inviato: 03-07-2002 09:57  
quote:
In data 2002-07-01 14:40, OneDas scrive:

Frutto di un progetto accuratissimo secondo me, studiato a tavolino da manager della comunicazione.



Questa è un'ipotesti che non mi sento di condividere. Io ho, se vogliamo, una idea piu' "romantica", che il project sia venuto in mente ai due studenti di cinema o registi alle prime armi... una bella idea realizzata con poki mezzi e diffusa grazie ad uno stumento accessibile a tutti e poco costoso (internet)!

Per quel che riguarda l'impatto del film, in Italia è uscito molto dopo l'effetto USA e a nessuno è venuto il dubbio che potesse essere un documeto "reale", dubbio che forse a qualche americano è venuto... (suppongo, non lo so, in realtà.... o forse gli americani sono fatti in maniera diversa, a loro piace il wrestling ^__^).
Ho detto.

_________________
Cinematik - il fantacinema!
In fase di lettura: LE ETICHETTA DELLE CAMICIE di Tiziano Sclavi
Ultimo film: UN BACIO APPASSIONATO di Ken Loach

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gongolante

Reg.: 06 Feb 2002
Messaggi: 3054
Da: Cesena (FO)
Inviato: 03-07-2002 09:59  
quote:
In data 2002-07-03 01:04, Quilty scrive:
La narrazione pochissimo, non riesco ancora a riprendermi dal fatto che 4 imbecilli piagnucolosi non sappiano seguire il corso di un fiume per non tornare nel punto del giorno prima e poter uscire dalla foresta...



ma sono loro a non essere stati capaci o è intervenuto qualche elemento "soprannaturale" a modificare la realtà?
Questa è una delle ambiguità su cui si basa il film... pardon, il project
Ho detto.

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Ultimo film visto: PER UN PUGNO DI DOLLARI di Sergio Leone
Cinematik - il fantacinema!
http://www.cinematik.cjb.net

[ Questo messaggio è stato modificato da: gongolante il 03-07-2002 alle 10:00 ]

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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 03-07-2002 10:05  
La mancanza ontologica della direzione è vissuta dallo spettatore (io x lo meno l'ho vissuta così) come un buco esistenziale. Un vuoto narrativo, artatamente ed astutamente rimarcato in modo tale da creare un'aspettativa nel pubblico. La speranza inconscia che quel buco venga prima o poi riempito. Così non è. I ragazzi non riescono ad uscire dal bosco , gli spettatori non vedranno quella via di uscita verso una soluzione narrativa più piana e più rassenerante. Lasciano il cinema con l'amara sensazione di una speranza rimasta solo tale.
_________________
tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ?

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DrFridolin

Reg.: 27 Nov 2001
Messaggi: 387
Da: Quartu (CA)
Inviato: 03-07-2002 10:59  

Complimenti One, Mattia, Quilty, Seanma Phibes e Gongolante....
_________________
"....e nessun sogno è mai interamente un sogno"
Arthur Schnitzler

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 03-07-2002 12:37  
ok,,,
comunque io per narrazione non intendo la trama, la storia. quella poteva essere qualsiasi cosa (sempre certamente all'interno del genere horror) e il film nella sua forma avrebbe restituito le stesse emozioni.
per narrazione intendo qui quella componente sempre "visiva" che decide attraverso le scelte di regia di presentare delle immagini precise e di raccontare certe cose al posto di altre.
certo la storia in se può anche essere considerata stupida. ed è come l'ha vista Quilty...
ma nel contesto generale ci sono elementi precisi su cui il film ruota.
uno di questi è il sonoro di certo. e quindi l'intenzione, per me narrativa, di voler delegare un elemento generativo (del terrore) all'udito dei protagonisti. per il sonoro in questo film non c'è rappresentazione visiva. ed è questo un elemento importantissimo. perchè è uno di quei pochi film dove le due componenti sono costruirte separatamente. il sonoro riesce solo a dare un senso al visivo. dal sonoro e con il sonoro nasce consequtivamente la reazione degli attori e quindi la soggettiva della macchina da presa (appunto il visivo). questa è per me una scelta narrativa.
una scelta narrativa che ha sicuramente delle ripercussioni sul visivo e sulla costruzione della regia.

_________________
"Io è un altro"
e
"Non parlate al conducente"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 02-09-2003 alle 22:11 ]

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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 03-07-2002 12:53  
l'horror spesso delega al sonoro una funzione primaria che è quella di creare disagio e fastidio allo spettatore. il rumore improvviso stordente ad altisimo volume: come il "boom" che ci facevamo reciprocamente da piccoli. Il "boom" dietro alle porte all'improvviso.
Ma vorrei tornare all'elemento della "mancanza" che hai giustamente introdotto.
L'assenza in BWP assume una centralità basilare. Il vuoto di certezze ti porta a generare una domanda essenziale, oserei dire quasi vitale: dove sono gli altri ? Cioè: intanto dove sono i "buoni" intesi come polizia, investigatori, autorità. Quelli che prendono in mano la situazione e come angeli tentano di risolverla. Non ci sono. (La mancanza del deus ex machina ci getta in uno stato di profonda prostazione. Pensiamo a quanti miti dell'antichità sarebbero rimasti senza risposte: ifigenie sacrificate , assedi che si sarebbero protratti per chissà quanti altri anni...).
Secondo elemento destabilizzante la mancanza (apparente come detto) della tecnica del cinema: regia, fotografia, scenografia, musica, morbide e tranquillizanti inquadrature . E finisco qui l'elenco.
Tutto contribuisce ad infondere insicurezza e disperazione.
Un prodotto magnificamente sofisticato per sembrare il meno sofisticato possibile.

_________________
Das
Si fossi foco arderei lo mondo
si fossi vento lo tempesterei...

[ Questo messaggio è stato modificato da: OneDas il 03-07-2002 alle 13:47 ]

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DemonSeth
ex "Phibes"

Reg.: 27 Feb 2002
Messaggi: 2048
Da: Catania (CT)
Inviato: 03-07-2002 15:58  
One, la tua analisi è perfetta, ma alimenta ancor più il mio più grande dubbio nei riguardi di TBWP.
Io mi chiedo se questa totale "assenza", questa atmosfera tremendamente nichilista, racchiuda in sè una ricerca ponderata o sia invece frutto di una combinazione di "lacune".
Mi spiego meglio: la veste stilistica è la sintesi di un idea sviluppata, o nasce dal fatto che chi ha realizzato TBWP è in effetti totalmente ignaro delle tecniche cinematografiche?
Io mi sono fatto un'idea e credo che sia frutto di una profonda analisi, tra l'altro ho potuto rilevare anche delle citazioni stilistiche di famosi film Horror degli anni '70, credo fermamente che sia frutto di una buona idea, ma in questi casi si può dire tutto e il contrario di tutto. Per avere delle certezze bisognerebbe attendere il prossimo lavoro dei due registi, che sicuramente saranno ancora a pancia all'aria in qualche spiaggia a godersi i frutti del loro lavoro...

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